Creare un grande brand non molto è diverso dall’organizzare il viaggio della vita in Nepal per raggiungere il campo base Sud dell’Everest. Parole chiave: obiettivi e pianificazione totale.
Per il momento diciamo che il tuo obiettivo non è quello di piantare la bandiera sulla cima dell’Everest a quota 8000 metri, ma ti accontenti di arrivare al campo base, e le poche righe che trovi su Wikipedia ti fanno subito capire che non si tratta di una passeggiata di salute.
CAMPO SUD (versante nepalese) – da Wikipedia
È la base logistica di differenti spedizioni, che ogni anno scalano l’Everest partendo dal Nepal ed apre la via, in particolare, alla cascata di ghiaccio di Khumbu. È anche il punto d’arrivo dei trekking che permettono di avvicinarsi al massimo all’Everest e di salire sul Kala Patthar celebre per la sua vista sul massiccio dell’Everest.
Circa 40.000 persone all’anno intraprendono il trek dall’aeroporto di Lukla al Nepal Everest Base Camp. Da Lukla, ci si dirige verso Namche Bazaar (3.440 m), la capitale Sherpa, seguendo la valle del fiume Dudh Kosi. Ci vogliono circa due giorni per raggiungere il villaggio, generalmente, gli alpinisti si fermano un giorno per acclimatarsi. Vi sono poi altri due giorni di trek per raggiungere Dingboche, (4.260 m), prima di un altro giorno per un ulteriore acclimatamento. Altri due giorni di cammino, li portano al campo base attraverso il Gorak Shep.
La maggior parte degli alpinisti si fermano al campo base diversi giorni, prima di iniziare le ascensioni, per acclimatarsi all’altitudine ed evitare il mal di montagna.
Acclimatamento! Mal di quota! Meglio prepararsi bene.
La montagna ha le sue regole. Se le rispetto, le conosco, mi adatto, allora probabilmente il mio viaggio sarà una figata pazzesca e sarò uno dei fortunati ad aver visto dal vivo questo spettacolo.
Altrimenti posso decidere di fregarmene delle regole della montagna e pensare di essere io a dettare le regole alla montagna: ben che ti vada avrai nausea, vomito e giramenti di capo. Ma ci sono alcuni che ci hanno rimesso la pelle sottovalutando i rischi connessi a una scarsa conoscenza del territorio da esplorare.
IL MERCATO IN CUI VAI A COMPETERE È COME L’EVEREST.
HA LE SUE REGOLE.
RISPETTALE E FORSE SOPRAVVIVI.
NON CONSIDERARLE E FAI UNA BRUTTA FINE.
Creare un grande Brand richiede la stessa preparazione che ti serve per arrivare al campo base dell’Everest.
- Analisi dei miei punti di forza e punti di debolezza.
- Strategia per migliorare i miei punti di forza e ridurre i punti di debolezza.
- Definizione di obiettivi chiari.
- Allenamento. Moltissimo allenamento.
- Studio delle territorio e delle sue caratteristiche.
- Analisi di chi ha già percorso quella strada, degli errori commessi e come è riuscito nell’impresa.
Fatto tutto questo sei pronto a partire. Non ho detto che non avrai problemi lungo il percorso, ma sicuramente hai ridotto i rischi e aumentato esponenzialmente le tue probabilità di riuscita (ti ricordo che stiamo parlando di arrivare al campo base a 5000 m di altezza, non sto ancora parlando della vetta a oltre 8000 metri di quota)
Come si crea un brand e lo si fa sopravvivere nel mercato
Avrai già sentito parlare di questo dato molto confortante:
“Più di una impresa su due, esattamente il 55,2% infatti, chiude i battenti entro i primi 5 anni di vita. E sono soprattutto le start up ad alzare la media.„
Chi è abituato a puntare il dito piuttosto che imparare dai propri errori sottolineerà con enfasi le cause: la crisi, lo stato tiranno, il governo ladro. Tutto vero. Ineccepibile.
Preso atto della realtà però vanno aggiunte altre cause.
Tornando alla metafora della montagna e della scalata al campo base dell’Everest, è come se molte aziende intraprendessero la scalata nel mercato con zero preparazione e assoluta inconsapevolezza: vado in cima all’Everest con le All Star e la giacca a vento dopo aver bevuto due Martini.
Ti farai molto male.
Mi è capitato spesso di parlare con persone che avevano grandi idee e grande energia. Il loro grido di battaglia era sempre lo stesso:
“Ho l’idea della vita e spacchiamo il mercato!”
“Ok, idea molto interessante. E qual è la strategia per spaccare il mercato?”
“Partiamo, buttiamo il prodotto sul mercato. Si vende da solo.”
“Io credo che in questo modo non spacchi tu il mercato ma è il mercato che spacca te. Non sarai mica masochista?”
Il fatto è che il piccolo imprenditore italiano ha due pessime caratteristiche:
- Vuole tutto subito e possibilmente pagando pochissimo (il business “gratta e vinci”)
- Non è un vero imprenditore che pianifica ma un “maker” che si inventa imprenditore. Quindi parlargli di analisi e progettazione per lui è una inutile perdita di tempo e di denaro
Ecco la vincitrice assoluta delle FAQ a cui devo rispondere.
“Perchè dovrei spendere dei soldi per fare analisi di mercato, analisi competitor e posizionamento del brand, quando con gli stessi soldi posso farmi il sito?”
Per non morire entro 5 anni come il 55% delle aziende. Ti è chiaro ora?
Poi magari il sito ti rimane comunque e vivi qualche bel ricordo dei tempi andati nella fotogallery. Ma intanto la tua azienda è morta. Caput. I tuoi competitor hanno interpretato un po’ meglio di te le regole e sono ancora sul mercato. Anzi qualcuno è arrivato al campo base dell’Everest e scruta la montagna. Si ferma un attimo. Studia la strategia per arrivare a quota 8000 metri e piantare la bandiera con il suo brand in cima al mondo.
La conclusione di questo articolo è semplice.
Se vuoi lavorare con Big Rocket si parte solo dopo aver creato un piano strategico di marketing, che prevede:
- Swot analysis
- Analisi del mercato in cui si va a competere
- Analisi dei competitor
- Definizione dei target
- Definizione del posizionamento del brand
- Definizione del sistema valoriale del brand
- Strategie di marketing mix
La nostra mission aziendale è quella di creare grande valore economico per i nostri clienti, creare un business ricorsivo e automatizzarlo nel medio-lungo periodo.
Non siamo certo un’agenzia di pompe funebri.
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